Lo scenario macroeconomico si sta facendo sempre più complicato: dopo le ultime rivelazioni sulla crisi del tetto del debito USA e su un possibile default della prima superpotenza mondiale c’è già chi sta ipotizzando di mettersi ai ripari con beni rifugio come Oro e Bitcoin.
La criptovaluta viene sempre più associata all’oro giallo, anche se i dati mostrano una grande differenza tra i due asset, soprattutto per la correlazione con i mercati azionari.
Cerchiamo di approfondire la questione in questo articolo.
Bitcoin ed oro come beni rifugio in caso di una crisi del tetto del debito USA
In tempi difficili come questi gli investitori si mettono alla ricerca del bene rifugio migliore, e anche questa volta gli occhi sono puntati su oro e bitcoin.
Un seguito della crisi bancaria di marzo che ha visto il fallimento di istituti come la Silicon Valley Bank, ora è arrivato il turno della crisi del tetto del debito USA.
Gli Stati Uniti hanno un tetto massimo del debito federale che ammonta a 31.400 miliardi di dollari: la soglia sta per essere oltrepassata dopo la montagna di debiti che governo e famiglie hanno contratto negli ultimi anni.
Secondo la Federal Reserve Bank di New York, l’ammontare del debito delle famiglie statunitensi ha superato per la prima volta i 17 trilioni di dollari nel primo trimestre.
Il dato fa riflettere se considerare da marzo 2022, quando la Fed ha iniziato una politica restrittiva aumentando i tassi di interesse sui titoli di stato, le famiglie hanno aumentato ancora di più il proprio indebitamentoil che evidenzia che la variazione dei tassi sui prestiti non influisce sulle abitudini dei cittadini americani.
In particolare, da quando la Federal Reserve ha inspirato per la prima volta le proprie politiche monetarie, i consumatori hanno aggiunto oltre 860 miliardi di dollari al saldo totale dei mutui, 145 miliardi di dollari di debiti con carte di credito, 93 miliardi di dollari di prestiti auto e 14 miliardi di dollari di prestiti agli studenti.
Ad oggi il tasso sui fondi federali è compreso tra il 5 e il 5,25% ma non sembra aver rallentato la frenesia americana di contrarre debiti, specialmente per quello che riguarda le carte di credito.
A dire il vero tra la fine del 2022 e la fine di marzo 2023 non si sono registrati notevoli incrementi, tuttavia il dato mostra che con 1 trilione di dollarigli interessi che gli americani devono sulle proprie carte di credito hanno raggiunto il suo punto più alto di sempre.
Chiedere un saldo sulla propria carta ha ora un costo altissimo, con tasso di interesse medio del 20,92%.
Sebbene per i cittadini europei chiedano credito a questi tassi risultati follia, negli USA è pratica comune indebitarsi in questo modo visto e considerando che molte famiglie hanno debiti su più di una carta di credito.
Tutto ciò non fa altro che allarmare gli investitori: questa montagna di debiti connessa con alti tassi di interesse potrebbe spingere gli USA verso una crisi del debito, a patto che il governo non innalzi il tetto massimo come fatto negli anni precedenti.
Cosa prediligono gli investitori nei momenti di crisi: oro o Bitcoin?
Cerchiamo ora di accogliere meglio le attitudini degli investitori nei momenti di crisi.
Alla Bitcoin Conference di Miami, che si è svolta pochi giorni fa, è stato chiesto ai partecipanti di esprimere le proprie opinioni riguardo cosa comprerebbero nel caso si raggiungesse il tetto massimo del debito USA e questi hanno scelto ovviamente l’oro e la sua versione virtuale.
Questi pareri non sono tuttavia affidabili in quanto tutti i presenti alla conferenza hanno un debole per Bitcoin e per il mercato crypto in generale.
Forbes, invece, ha cercato di prendere un campione più rappresentativo chiedendo a 637 investitori diversi quali attività preferirebbero nell’ipotesi che gli USA non adempissero ai propri obblighi e non pagassero i debiti federali.
Il risultato è molto interessante: l’oro tradizionale si attesta al primo posto con una parità di scelte tra investitori retail ed istituzionali, seguito dalle treasuries degli States e da Bitcoin che conquista il podio con il 7,8% di preferenza da istituzionali e l ‘11,3% al dettaglio giornaliero.
Le valute tradizionali come il dollaro, lo yen giapponese e il franco svizzero rimangono indietro evidenziando una fallacia nel riuscire a fungere da beni rifugio, quantomeno secondo il pensiero degli investitori.
Bitcoin ed oro sono da sempre elogiati per la loro decentralizzazione e per la loro natura defattiva, anche se la criptovaluta, a differenza del metallo giallo, gode anche della caratteristica di essere resistente alla censura.
Con Bitcoin non sarebbe possibile replicare quello che fece il Presidente americano Franlink D. Roosevelt, quando il 5 aprile 1933 emanò l’ordine esecutivo 6102 con lo scopo di proibire il possesso in qualsiasi forma di oroprivandolo ai propri cittadini.
Satoshi Nakamoto ha concepito la sua moneta virtuale crittografata in modo da poter resistere a questi attacchi e fungere da vera riserva, non controllabile da nessuno.
Al di là di ciò, l’oro rappresenta sicuramente una scelta più conservativa e più affidabile, vista la presenza di uno storico più ampio delle performance dei prezzi e vista la bassa correlazione con i mercati azionari.
Mentre l’oro infatti, negli ultimi 5 anni, ha avuto un indice di correlazione dello 0,04 con l’S$P500, bitcoin registra una correlazione molto forte pari al valore di 0,88, il che significa che spesso si muove nella stessa direzione delle scorte.
Cosa succederebbe al mercato crypto se gli USA andassero in default?
Gli USA si stanno avvicinando al tetto massimo del debito fissato durante il 2021, alimentando le paure di un’incapacità del governo di ripagare gli obbligazionisti portando di conseguenza ad un default della nazione.
Tuttavia, spesso ci si dimentica che il “soffitto” del debito federale, noto anche con il termine di “debt roof” è stato alzata ben 78 volte dal 1960 fino all’ultima volta in cui il Congresso ha deciso tale valore fino agli attuali 31.400 miliardi di dollari.
Fino al 2007, prima della crisi finanziaria globale, il debito federale pure se in crescita costante si era tenuto sotto i 10.000 miliardi di dollari.
Nel giro di 15 anni questo è più che triplicato con conseguente arroventamento del clima politico tra Democratici e Repubblicani.
Il fatto che il debito si avvicini alla soglia massima consentita, non significa necessariamente un rischio default: in primis poiché il tetto del debito può essere innalzato anche 1 giorno prima che si superi il tetto massimo.
Inoltre, poiché in casi estremi si passa al “chiusura del governo”, ovvero un taglio dei costi del governo a partire dagli stipendi dei dipendenti non essenziali, per passare ai pagamenti di fornitori di beni e servizi, spese correnti ecc.
I mercati risentirebbero immediatamente di questo piano di emergenza, ma si potrebbe comunque evitare il default, che porterebbe ad effetti molto più disastrosi.
Nel caso più pessimistico, ovvero quello in cui nei prossimi mesi gli USA risultassero incapaci di onorare il debito federale, i mercati, soprattutto quelli più speculativi come quelli delle criptovalute, farebbero un tonfo colossale.
Mentre Bitcoin ed Ethereum probabilmente riuscirebbero a resistere alla tempestanonostante le variazioni negative del prezzo in doppia cifra, molti token del comparto altcoin forse non sarebbero in grado di sopravvivere.
A maggior ragione se si parla di criptovalute senza fondamentali alle spalle o con progetti irrisori come quelli delle memecoin, un default potrebbe decretare la fine di questi esperimenti finanziari, mentre nel lungo periodo riuscirebbero comunque ad emergere gli asset con più valore intrinseco.