Investire nel Private Equity richiede la comprensione di alcuni rischi chiave, come l’illiquidità, ma anche una conoscenza specialistica dei percorsi di mercato. In genere, un programma di Private Equity si concentra sull’investimento in fondi, generalmente focalizzati su particolari segmenti di mercato o settori, che a volte può limitare le opportunità di mercato. Un altro modo per investire è attraverso una strategia di coinvestimento, una strategia alternativa all’investimento in fondo, che oltre permettere di accedere a un maggior numero di opportunità, consente anche solitamente di beneficiare dei prezzi migliori. Richard Damming, Head of Private Equity Investments Europe di Schroders Capital, spiega di cosa si tratta.
Cosa sono i coinvestimenti?
I coinvestimenti sono una strategia alternativa al tipico investimento in un fondo davvero interessante. Nella pratica questa offre ai Limited Partner, come fondi pensione o asset manager, l’opportunità di investire direttamente nelle aziende insieme ai General Partner, ovvero le società di private equity. Questo modo di investire può offrire quindi una maggiore diversificazione tra gestori, settori, strategie e aree geografiche, oltre un maggior grado di selettività nella valutazione delle operazioni, rispetto ad altri approcci.
I co-investimenti permettono di investire in valutazioni di ingresso solitamente inferiori e a condizioni migliori in tempi di crisi, quindi permettono di arginare eventuali perdite.
Inoltre, in tempi in cui la liquidità del mercato è scarsa e l’attività di M&A diminuisce, avere un rapporto stretto con un General Partner esperto, che ha una conoscenza approfondita di un determinato settore, può portare a operazioni migliori con minore concorrenza e una migliore esecuzione.
Guardando avanti, ci sono alcune caratteristiche che ricercate in maniera specifica nei vostri co-investimenti?
Sì, assolutamente. Le crisi, come quella appena vissuta del Covid, provocano molti cambiamenti nei comportamenti dei consumatori.
Talvolta, questa porta ad un premio strategico per le aziende isolate dalla flessione ciclica.
Noi guardiamo proprio a queste società definite anche “mission critical” ovvero che vendono prodotti o servizi indispensabili per i clienti.
Si tratta di aziende che hanno prospettive di crescita a lungo termine sostenute da megatrend come l’invecchiamento della popolazione, la transizione energetica o le competenze specialistiche difficili da trovare.
E in termini di capitalizzazione, hai una particolare decorazione oppure no?
Ci piacciono molto le piccole medie imprese europee a conduzione familiare. Riteniamo che queste siano valutate in modo più interessante rispetto alle controparti più grandi e possano inoltre apportare benefici all’economia reale.
Inoltre, per natura tendono ad essere meno dipendenti dai mercati globali dei capitali rendendole quindi meno correlate all’andamento del mercato.
Un esempio di una società che a vostro avviso presenta queste caratteristiche?
Un buon esempio è Easypark un’applicazione europea di pagamento mobile per i parcheggi pubblici. L’azienda è stata fondata in Svezia nel 1998. Prima è cresciuta nel resto della Scandinavia, poi in Europa. Ad oggi è presente in 800 città europee. Abbiamo investito nella società nel 2018 – da allora la crescita è stata molto rapida ed oggi è ormai leader globale nel suo spazio. Abbiamo poi reinvestito nella società nel 2021 quando ha acquisito ParkNow, operatore con grande esposizione in USA, UK e Benelux.
Di recente il core business si è anche esteso rispetto alla partenza. Quando abbiamo investito per la prima volta, EasyPark si occupava principalmente di parcheggi pubblici.
Oggi offre anche parcheggi aziendali, ha accordi con aeroporti e con grandi società di parcheggio per le istituzioni. L’azienda continua inoltre a vedere opportunità di acquisto e costruzione di nuove strutture in Europa e negli Stati Uniti. Insomma, puntiamo a allevare un leader globale in un mercato di nicchia alla fine di questo periodo di investimento.
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