Gli italiani e la blockchain, una relazione che sta crescendo forse più di quanto si possa immaginare. Ogni tecnologia ha i suoi tempi di sviluppo, maturazione, adozione e diffusione. Sono trascorsi esattamente 50 anni da Arpanet, la prima rete di computer connessi. Mezzo secolo per arrivare a dove siamo oggi, quando chi allora non era ancora nato considera naturale vivere on line, affidare al web relazioni, shopping, formazione e rancori ma non tutte le imprese e le istituzioni hanno compreso a fondo la portata del cambiamento.
Sono trascorsi poco più di 10 anni dal paper di Satoshi Nakamoto che immaginava un sistema di moneta elettronica peer to peer. E da allora il bitcoin ne ha fatta di strada, facendo la fortuna di molti e la disperazione di altri. Esuberanze giovanili della blockchain, potremmo definirle. C’è chi per semplificare l’ha definita la nuova Internet: bene, sta decisamente correndo più della prima e, dopo appena due lustri, sta entrando velocemente in una nuova fase, quella del business a cui è stato dedicato l’evento Rivoluzione aziendale Blockchainorganizzato per il terzo anno da Blockchain4innovation ed EconomyUp, che è stata anche l’occasione per misurare lo stato della relazione fra gli italiani e la blockchain.
“La blockchain è ormai uscita dalla fase delle promesse per diventare una realtà per il business”, ha ricordato Andrea Rangone, CEO di Digital360, il gruppo che edita tra l’altro EconomyUp e Blockchain4Innovation. Un sondaggio esclusivo di IPSOS, presentato all’evento di mercoledì 10 aprile, conferma la crescita di interesse e consapevolezza tra gli italiani. Ma, avverte Rangone, “ancora pochi hanno compreso fino in fondo il grande potenziale che è in grado di esprimere in termini di creazione di nuovi modelli di business, come uno dei pilastri della rivoluzione digitale”. Serve ancora tempo: del resto Internet ne ha impiegato molto di più.
Che cosa sanno gli italiani della blockchain?
Il 62% degli italiani non ha mai sentito parlare della blockchain. Ma il 20%, cioè uno su cinque, è in qualche modo informata: non è poco per una tecnologia complessa che ancora non ha trovato la killer application in grado di renderla comprensibile per tutti. I più informazioni sono ovviamente gli under 35 con un livello di istruzione alta. Molto interessante il fatto che la maggioranza degli intervistati (il 53% degli italiani e ben il 72% dei manager) ritiene che la blockchain sarà importante per il proprio futuro.
Che cosa sanno i manager della blockchain?
Solo il 4% dei manager intervistati da IPSOS non ha mai sentito parlare di blockchain: un dato sorprendente per molte versioni, che lascia ben sperare sull’accelerazione di questa tecnologia. Nelle imprese, quindi, il tema è noto ma questo non significa che siano pronte a passare dalla conoscenza all’applicazione. Intanto, come è facile immaginare, i più informati sono i tecnologici dell’azienda, l’area IT, e quindi non sempre l’opportunità è già arrivata ai livelli decisionali e strategici delle aziende.
Che cosa evoca la blockchain?
“La blockchain viene percepita come qualcosa di importante per il futuro e per lo sviluppo economico”, osserva Andrea Alemanno, Direttore del Gruppo IPSOS. “Il sentimento è che potrà cambiare le nostre vite e le nostre attività di business”. Questa tecnologia evoca ovviamente innovazione, ma soprattutto sicurezza e decentralizzazione, oltre che ovviamente bitcoin. Si ritrovano tutti i termini ei temi che in questi anni hanno caratterizzato la comunicazione sulla blockchain. Da segnalazione che nel campione di popolazione c’è un buon 22% che vede la blockchain come un’ulteriore invasione della tecnologia e delle macchine nelle nostre vite. Una quota di preoccupazione, se non paure, è inevitabile e ne va tenuto conto.
Dove potrà essere rilevante la blockchain in azienda?
Nel percepito dei gestori la blockchain nei prossimi anni potrà servire soprattutto per la tracciabilità dei prodotti, per la gestione documentale e della supply chain. Interessante e per certi versi inaspettato il quarto posto per l’area finanza. Questo vuol dire che la blockchain si è (quasi) svincolata dal bitcoin per essere considerata come una nuova opportunità di innovazione in (quasi) ogni ambito aziendale. Ancora da illuminare e valorizzare la logistica, che invece potrebbe avere grandi vantaggi dall’adozione della tecnologia.
Quali competenze sono necessarie per la blockchain in azienda?
“La blockchain viene vista come un’opportunità di riduzione dei costi aziendali ma anche come un elemento che aumenta la complessità in azienda”, dice Alemanno. Certamente è una tecnologia che non darà i suoi frutti finché resterà confinata nel reparto IT. Da questo punto di vista è un grande segnale di maturità la segnalazione che arriva dal campione di manager sulle competenze necessarie per utilizzarla: la maggioranza dice che servono competenze organizzative e conoscenza dei processi. Solo dopo e staccate ci sono le competenze tecnologiche. La conferma di una consapevolezza sempre più diffusa: la blockchain non è una delle tante nuove tecnologie da implementare in modelli esistenti. Sarà una vera rivoluzione per il business.
Qui puoi scaricare la versione integrale del sondaggio IPSOS per Digital360 “Dalle criptovalute al Made in Italy: l’immagine e le potenzialità della Blockchain”