La realtà non potrebbe essere più diversa: la Tulipomania è stata quasi esclusivamente un gioco da professionistigli affari si facevano nelle taverne, generalmente tra nota delle persone. Le conseguenze per l’economia olandese furono nulle, e dai registri nessuno finì in bancarotta. Le persone più colpite furono quelle che avevano venduto sulla carta i tulipani, che in quel momento erano ancora sottoterra. Grazie a una nuova legge olandese, chi comprava non era infatti obbligato a saldare prima di avere in mano il vero e proprio tulipano, ma chi aveva previsto di vendere poteva reggere il colpo. Nessuna fonte, comunque, parla di suicidi nei canali.
Fake news d’epocaUn’altra storia comune è quella del marinaio che per sbaglio si cucinò e mangiò un costosissimo tulipanoscambiandolo con uno cipolla. Il legittimo proprietario non la prese bene, e fece imprigionare l’uomo. Un bel racconto, come tutti quelli sulla bolla dei tulipani, ma difficilmente veritiero. I bulbi non hanno un sapore particolarmente gradevole e contengono composti tossici, a meno di una carestia difficilmente sarebbero consumati.
Questi aneddoti, assieme alla descrizione canonica della Tulipomania, si trovano nel libro del 1841 Straordinari deliri popolari e follia delle folle. Scritto dal giornalista scozzese Charles Mackayparla di come gruppi di persone possono illudersi e comportarsi in maniera del tutto irrazionale: assieme alla caccia alle streghe e alla crociatonel libro si parla anche delle bolle speculative, tra cui quella dei tulipani olandesi. Mackay aveva una tesi da dimostrare, ma non era uno storico. Non si fece scrupoli quindi a plagiare Storia delle invenzioni (Beiträge zur Geschichte der Erfindungen) un’opera di fine ‘700 scritta da Johann Beckmann, autore tedesco passato alla storia come inventore della parola tecnologia. Neanche Beckmann, però, era uno storico e per la Tulipomania (presumibilmente in buona fede) si era basato sui opuscolo satirico che circolavano in Olanda dopo l’esplosione della bolla.
La storia della Tulipomania descritta da Beckamann e scopiazzata da MacKay era troppo buona per non diffondersi, basta pensare che persino Phineas Taylor Barnum (quello del Circo) a propria volta plagiò Mackay nel suo Humbugs of the world, contribuendo a diffondere la leggenda. Senza dimenticare il contributo di opere di finzione come Il Tulipano nero di Dumas.
Solo negli anni ’80 del secolo scorso si è cominciato a mettere in dubbio questa narrazione, ma il mito rimane. Nelle parole di Goldgar